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Come ridurre con l'alimentazione i rischi di recidive nell'urolitiasi da ossalato di calcio nel cane.


mercoledì 28 agosto 2019


Come ridurre con l'alimentazione i rischi di recidive nell'urolitiasi da ossalato di calcio nel cane

L'urolitiasi da ossalato di calcio rappresenta, nel cane, la seconda urolitiasi più frequente, dopo quella da struvite. Essa è particolarmente frequente nei maschi con età compresa tra i 5 e 12 anni di piccola taglia, in particolar modo in razze come Schnauzer Nano, Cairn Terrier, Yorkshire Terrier, Bichon frisé, ShiTzu e Barbone Nano. Nel 30-50% dei casi questi calcoli sono presenti in concomitanza di un'infezione e il loro tasso di recidiva è molto elevato

La loro formazione è principalmente dovuta ad una sovrasaturazione delle urine con calcio e/o acido ossalico. Questa sovrasaturazione può essere dovuta alla presenza di patologie sottostanti che andrebbero ricercate ogni qualvolta un animale presenti urolitiasi da ossalati di calcio.

Come primo passo andrebbe ricercata un'eventuale ipercalcemia concomitante, che potrebbe indicare la presenza di patologie come l'iperparatiroidismo primario o l'ipercalcemia paraneoplastica. Nel caso invece di una normocalcemia, l'ipercalciuria potrebbe essere causata o da un iperassorbimento di calcio a livello intestinale, oppure da una maggior escrezione urinaria di calcio con mancato riassorbimento a livello dei tubuli renali.  Nel primo caso la causa potrebbe essere un'ipervitaminosi D o un'ipofosfatemia, mentre nel secondo caso potrebbe essere causata dall'utilizzo di farmaci come furosemide, acidificanti urinari o glucocorticoidi.

L'iperossaluria può essere causata, o da un aumentato assorbimento intestinale di acido ossalico, oppure da una maggior produzione endogena di ossalato in seguito al metabolismo dell'acido ascorbico e di alcuni amminoacidi.

L'acido ossalico assunto con l'alimentazione, una volta arrivato a livello intestinale, si complessa con il calcio e viene escreto attraverso le feci sottoforma di sale insolubile. Quando questo legame con il calcio non è possibile, l'acido ossalico è disponibile per essere assimilato e poi escreto con le urine. Ne consegue che una dieta eccessivamente povera di calcio può predisporre un soggetto ad un'iperossaluria e quindi alla formazione di uroliti di ossalato di calcio. È quindi importante che una dieta per pazienti affetti da questo tipo di urolitiasi, non si basi solo su una limitazione del calcio, ma che questa sia accompagnata anche da una restrizione di acido ossalico assunto con il cibo.

I calcoli da ossalato di calcio, a differenza di quelli da struvite, non rispondono alla dissoluzione medica e, quando sintomatici, devono essere rimossi meccanicamente. Dopo di che vanno instaurati dei protocolli medici e nutrizionali preventivi, al fine di ridurre il rischio di recidive. Essi, inoltre, sono meno sensibili al PH urinario anche se un PH eccessivamente acido (al di sotto del 6,2) sembra poterne favorire la formazione.

Una volta escluse le eventuali patologie sottostanti, può essere utile improntare una dieta allo scopo di evitare la sovrasaturazione urinaria di calcio e acido ossalico.

La prima cosa per ridurre la sovrasaturazione delle urine è quella di abbassarne il peso specifico, portandolo al di sotto dei 1020. A questo scopo è fondamentale aumentare la quantità di acqua assunta giornalmente dall'animale. Per ottenere questo risultato è consigliabile, in caso di dieta commerciale, utilizzare alimenti umidi o aggiungere acqua al cibo, mentre, in caso di alimentazione casalinga, aggiungere un po' di sale alla dieta. Tuttavia, è importante mantenere il livello di sodio nella dieta leggermente inferiore allo 0,8% su sostanza secca, evitando di esagerare poiché un eccesso di sodio potrebbe potenzialmente favorire l'escrezione urinaria di calcio. Fino a qualche anno fa, in caso di urolitiasi da ossalato di calcio, era addirittura consigliata una restrizione di sodio proprio per il suo ruolo nel favorire l'escrezione di calcio, tuttavia studi più recenti mostrano che i vantaggi che porta l'assunzione di sale nel sottosaturare le urine supera i suoi possibili svantaggi.

Per favorire l'assorbimento di acqua è importante anche non esagerare con il quantitativo di fibra assunta poiché, se è vero che da un lato alcuni tipi di fibre (crusca di soia o di riso) possono ridurre l'assorbimento del calcio dal tratto gastrointestinale, e di conseguenza la sua escrezione urinaria, e nel contempo evitare un'eccessiva acidificazione delle urine dall'altra, un loro eccesso, comporta anche che si riduca la quantità di acqua assorbita a livello intestinale.

Quando si prepara un piano nutrizionale per la prevenzione di recidive da ossalato di calcio è importante tenere sotto controllo la quantità di alcuni minerali e vitamine.

I fattori nutrizionali chiave vengono elencati qui di seguito:
- Come già detto in precedenza aumentare l'apporto idrico;
- Mantenere i livelli di calcio tra lo 0,5-0,7% su sostanza secca, evitando da un lato un suo eccesso e dall'altro un'eccessiva restrizione che potrebbe favorire l'assorbimento intestinale di acido ossalico;
- Mantenere i livelli di fosforo tra 0,4-0,6% su sostanza secca, evitandone una restrizione eccessiva che può favorire un aumento del riassorbimento intestinale di calcio;
- Mantenere un rapporto calcio/fosforo intorno all'1-1,2;
- Mantenere il livello di magnesio compreso tra 0,04% e 0,15% su sostanza secca;
- Evitare un'eccessiva somministrazione di vitamina D, poiché essa è coinvolta nell'omeostasi del calcio inducendo un aumento del riassorbimento di calcio nell'intestino e una sua mobilizzazione a livello osseo. I livelli ottimali indicati sono tra le 50 e le 150 U.I ogni 100 grammi di sostanza secca;
- Ridurre l'assunzione di vitamina C, poiché essa viene convertita in ossalato;
- Controllare che la dieta contenga un'adeguata concentrazione di vitamina B6, infatti questa vitamina favorisce la transaminazione del glicossilato (precursore dell'acido ossalico) in glicina.

Un'eventuale restrizione proteica è ad oggi ancora controversa. Infatti, se da un lato effettuare una restrizione proteica può ridurre l'escrezione urinaria di calcio, favorire quella del citrato (che chela il calcio per formare un sale solubile, riducendo quello disponibile a legarsi con l'acido ossalico) ed evitare un'eccessiva acidificazione delle urine, dall'altro alcuni studi hanno dimostrato che diete con adeguate concentrazioni di proteine possono ridurre il rischio di urolitiasi. Probabilmente perché stimolano la diuresi e apportano corretti livelli di fosforo e potassio. L'ideale sarebbe non superare il 25 % su S.S.

Quando si scelgono gli alimenti che devono costituire la dieta bisogna evitare di utilizzare quelli con un contenuto elevato di acido ossalico e/o acido ascorbico come le biete, gli spinaci, i fagiolini, la cicoria, alcune frattaglie, limitando l'uso di quelli con un contenuto moderato come, le pere, le carote e prediligendo alimenti come patate, piselli, riso, zucca, zucchine, melone, uova, carne di manzo, di maiale o pollame.

In caso di persistenza di cristalluria da ossalato di calcio può essere utile aggiungere una terapia medica con citrato di potassio alla dose di 40-75 mg per kg di peso dell'animale, inizialmente somministrata anche ogni 12 ore.  In casi estremi alcuni autori consigliano di aggiungere l'idroclorotiazide al dosaggio di 2-4 mg/kg due volte al giorno poiché questa molecola agisce riducendo l'escrezione di calcio con le urine.

BIBLIOGRAFIA:
- Delaney SJ & Fascetti AJ. Applied Veterinary Clinical Nutrition.  (ed.  Fascetti AJ and Delaney SJ. ). 2012
- Enciclopedia della nutrizione clinica del cane
- Lekcharoensuk, C., J.P. Lulich, C.A. Osborne et al. 2000b. "Patient and environmental factors associated with calcium oxalate urolithiasis in dogs." J Am Vet Med Assoc 217(4): 515–519
- Lekcharoensuk, C., C.A. Osborne, J.P. Lulich et al. 2002. "Associations between dietary factors in canned food and formation of calcium oxalate uroliths in dogs." Am J Vet Res 63(2): 163–169.
- Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. (ed. MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny).   2010 pp 856-870


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