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Patologie, Terapia dietetica

Gestione nutrizionale delle enteropatie croniche nel cane: un approccio consapevole prima dell'uso degli antimicrobici.


mercoledì 25 giugno 2025


Gestione nutrizionale delle enteropatie croniche nel cane: un approccio consapevole prima dell'uso degli antimicrobici

Le enteropatie croniche del cane rappresentano un insieme di condizioni infiammatorie gastrointestinali che persistono oltre le 2-3 settimane. I segni clinici possono includere vomito, diarrea, inappetenza, perdita di peso, flatulenza, fino a sintomi più aspecifici come letargia o dolore addominale

Fino a qualche anno fa la gestione di questi quadri prevedeva un uso frequente, e spesso empirico, di antimicrobici e un solo tentativo di cambio dietetico, per escludere o confermare che l'enteropatia fosse food-responsive, ma la crescente evidenza scientifica sull'impatto negativo che hanno gli antibiotici sul microbiota intestinale ha portato a una revisione profonda delle strategie terapeutiche.

Oggi, il trattamento delle enteropatie croniche è orientato verso un approccio multimodale, in cui la nutrizione rappresenta il primo intervento terapeutico, seguito, se necessario, da integrazioni mirate e terapie farmacologiche più specifiche.

Questo cambio di approccio si fonda sul riconoscimento che oltre la metà dei cani con enteropatia cronica presenta una forma food-responsive, e che, prima di considerare l'impiego di antibiotici o immunosoppressori, è fondamentale escludere un coinvolgimento alimentare attraverso una serie di trial dietetici strutturati.

Per decidere quale dieta impostare nel paziente, è fondamentale che vengano effettuate un'anamnesi clinica e un'anamnesi alimentare approfondite.

L'anamnesi clinica è utile per differenziare tra le enteropatie che colpiscono il piccolo intestino e quelle che coinvolgono il grande intestino, differenza fondamentale per orientare la scelta iniziale della dieta.

L'enteropatia del piccolo intestino si associa più spesso a perdita di peso, vomito, con frequenza delle defecazioni normali e assenza di muco, mentre quella del grosso intestino si manifesta tipicamente con aumento della frequenza defecatoria, tenesmo, presenza di muco e sangue rosso vivo nelle feci, ma senza calo ponderale.

La scelta di effettuare ulteriori approfondimenti diagnostici dipende dalla gravità della sintomatologia e deve avere lo scopo di escludere eventuali patologie extra-enteriche che possono causare sintomatologia simile nonché di escludere o confermare la presenza di malassorbimento, PLE e/o lingangectasia.

Come accennato in precedenza, non ci si deve fermare ad un solo trial dietetico per capire se l'enteropatia è food responsive ma, le linee guida più recenti, parlando di almeno tre tentativi nutrizionali, commerciali e/o casalinghi prima di pensare che l'enteropatia sia effettivamente non rispondente alla dieta.

La scelta di quale trial dietetico effettuare dipende dal tratto intestinale coinvolto e dalla concomitante presenza di altri sintomi riferibili a gastriti o a ritardo dello svuotamento gastrico (come vomito o rigurgito), a malassorbimento dei grassi, a pancreatiti o a lingangectasia.

Nei cani con sintomi riferibili al piccolo intestino si parte da una dieta altamente digeribile, seguita eventualmente da due trial ad eliminazione, uno a base di proteine idrolizzate e l'altro con dieta casalinga novel protein.

Nei cani affetti da enteropatia del grosso intestino, invece, la prima scelta dovrebbe ricadere su una dieta arricchita in fibra, seguita, in caso di non risposta o risposta parziale, da due diversi trial ad eliminazione.

Nei soggetti con steatorrea, ipocolesterolemia o sospetto di malassorbimento, si raccomanda un approccio graduale con diete via via più povere in grassi, fino ad arrivare a formulazioni bilanciate con contenuto lipidico <15 g/Mcal.

Anche nel caso in cui ci sia un ritardato svuotamento gastrico, sintomi come vomito o rigurgito oppure una pancreatite è importante che la dieta contenga pochi grassi ed è bene impostare un piano nutrizionale con lipidi compresi tra i 17 e 26 gr/1000 kcal.

Di seguito riportiamo uno schema riassuntivo preso dall'articolo riportato in bibliografia che riassume i trial dietetici suggeriti in corso di enteropatie
TRIAL DIETETICO 1
TRIAL DIETETICO 2
TRIAL DIETETICO 3

Patologia a carico del piccolo intestino
Dieta ad elevata digeribilità e basso residuo
Prima dieta ad eliminazione
Seconda dieta ad eliminazione

Patologia a carico del grosso intestino
Dieta arricchita di fibra
Prima dieta ad eliminazione
Seconda dieta ad eliminazione

Concomitanti segni dermatologici (prurito, otiti ricorrenti, eritema)
Prima dieta ad eliminazione
Seconda dieta ad eliminazione
Terza dieta ad eliminazione

Malassorbimento o lingangectasia
Dieta low fat (17- 26 gr/1000 kcal ME)
Dieta ad eliminazione low fat (17- 26 gr/1000 kcal ME)
Dieta ultra low fat (< 15 gr/1000 kcal ME)

Segni di ritardo di svuotamento gastrico o pancreatite
La dieta scelta deve contenere pochi grassi (17- 26 gr/1000 kcal ME)
La dieta scelta deve contenere pochi grassi (17- 26 gr/1000 kcal ME)
La dieta scelta deve contenere pochi grassi (17- 26 gr/1000 kcal ME)



Oltre alla componente dietetica, l'integrazione di fibra rappresenta un supporto terapeutico utile, soprattutto nei pazienti con sintomi del grosso intestino.

Il psyllium è tra le fibre solubili più utilizzate, alla dose di 1-2 cucchiaini ogni 10 kg ogni 12-24 ore.

Altre opzioni possono includere fibra insolubile come la cellulosa (1-4 g/die) oppure un mix di fibra solubile e insolubile.

La scelta della fibra, così come la sua quantità, deve essere sempre personalizzata e monitorata nel tempo.

Nel percorso terapeutico dovrebbero essere inseriti anche dei probiotici.

Gli autori dell'articolo citato suggeriscono di cominciare con formulazioni monoceppo veterinarie, per poi passare, in caso di risposta parziale o recidive, a prodotti multiceppo, anche ad uso umano.

È bene spiegare chiaramente ai proprietari che i pazienti affetti da enteropatie, anche se ben gestiti, non guariscono completamente e che raramente si ottiene una remissione completa e definitiva.

Una buona risposta alla terapia (anche quella nutrizionale), per la maggior parte dei pazienti vuol dire una riduzione della frequenza, della gravità dei sintomi e un miglioramento della qualità di vita.

Le ricadute, o riacutizzazione possono avvenire, soprattutto in alcuni periodi dell'anno, in situazioni di stress, a seguito di assunzione di alimenti non inseriti nel piano nutrizionale oppure per l'assunzione di farmaci utilizzati per trattare altre patologie e non devono per forza destare preoccupazione o prevedere un cambio di alimentazione.

I sintomi più comuni presenti durante le ricadute sono alterazioni del Fecal Score, vomito, inappetenza, borborigmi e flatulenza.

Questi sintomi dovrebbero essere lievi, di durata limitata e il primo approccio terapeutico dovrebbe essere atto alla gestione della sintomatologia, ad esempio raddoppiando la dose di probiotici o utilizzando farmaci sintomatici come astringenti o antiemetici.

Un cambio dietetico dovrebbe avvenire solo se la sintomatologia perdura a lungo e dopo aver effettuato approfondimenti diagnostici che escludano altre cause.

La letteratura scientifica recente dimostra in maniera chiara e inequivocabile che limitare l'impiego degli antibiotici è necessario e fondamentale: non solo metronidazolo e tilosina non sembrano migliorare i tassi di remissione, ma possono essi stessi indurre disbiosi e predisporre allo sviluppo di enteropatie croniche.

Il loro utilizzo deve quindi essere riservato a situazioni selezionate, come pazienti immunocompromessi, sospetto di sepsi, o infezioni batteriche documentate.

BIBLIOGRAFIA:
- Laura Gaylord, Donna Raditic. Managing Chronic Enteropathies: Beyond Antimicrobials. TVP November/december 2024.


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