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Patologie, Terapia dietetica

Gestione nutrizionale della pancreatite e di eventuali patologie concomitanti.


mercoledì 8 maggio 2024


Gestione nutrizionale della pancreatite e di eventuali patologie concomitanti

La nutrizione è una parte fondamentale della gestione della pancreatite di cani e gatti.
Tuttavia, ad oggi, gli studi su quale sia la miglior strategia nutrizionale da attuare in animali affetti da pancreatite sono ancora limitati e il trattamento dietetico di questa patologia resta ancora controverso.


Fino a qualche anno fa l'approccio tradizionale prevedeva di mettere a "riposo" il pancreas sospendendo acqua e cibo per almeno 48 ore o, in caso di persistenza del vomito, più a lungo, allo scopo di minimizzare la stimolazione e la secrezione pancreatica nonché di impedire l'aspirazione di cibo con conseguente polmonite ab ingestis.

Tuttavia, studi più recenti, suggeriscono che questo approccio non sia di alcun beneficio per l'animale suggerendo invece una terapia dietetica basata principalmente sulla riduzione dei grassi.

Recentemente è stato pubblicato un articolo molto interessante che affronta la nutrizione in corso di pancreatite tenendo in considerazione anche altri nutrienti come proteine, fibra e carboidrati nonché fattori dietetici come la densità energetica e la digeribilità.

Inoltre, viene affrontata la gestione nutrizionale di pazienti affetti contemporaneamente da altre patologie.

Qui di seguito proveremo a riassumere i punti chiave espressi in questo articolo.

Gli autori di questo articolo specificano che le raccomandazioni da loro suggerite non si basano su studi prospettici, ma su studi retrospettivi e sull'esperienza clinica degli autori stessi.

Il primo suggerimento che riportano nell'articolo è quello di prediligere diete a basso contenuto di grassi nel cane mentre, nel gatto, di utilizzare diete a base di proteine idrolizzate nella gestione iniziale della pancreatite.

La ragione risiede nel fatto che nel gatto, a differenza che nel cane, le proteine intatte sembrano stimolare maggiormente le secrezioni pancreatiche rispetto agli amminoacidi liberi.

In entrambe le specie sono comunque da evitare diete eccessivamente ricche in proteine assicurandosi però che gli animali ricevano proteine sufficienti per la riparazione e il recupero dei tessuti.

Un altro nutriente da non sottovalutare è l'energia.

Infatti, riuscire a soddisfare il fabbisogno energetico a riposo (RER calcolato con l'equazione 70x(kg)0,75) di un paziente è fondamentale per evitare un bilancio energetico negativo, soprattutto nel lungo termine, poiché questo può avere effetti deleteri sul pancreas a causa dell'aumento del turnover proteico.

Tutto questo è di maggiore importanza soprattutto nei gatti a causa della loro suscettibilità alla lipidosi epatica, che peggiora la prognosi.

Nel breve termine, se non è possibile soddisfare il pieno fabbisogno energetico, riuscire a far alimentare almeno un po' il paziente dovrebbe avere la priorità rispetto al digiuno.

È, perciò, necessario riconoscere e trattare tempestivamente la nausea e se ciò non bastasse e. non si riuscisse a soddisfare i fabbisogni energetici entro 3-5 giorni, sarebbe opportuno avviare l'alimentazione enterale assistita.

Sarebbe bene, invece, evitare un'alimentazione orale forzata.

Se l'animale è stato anoressico, il cibo va inserito gradualmente aumentandolo con il trascorrere dei giorni. Gli autori consigliano di cominciare il primo giorno con una dieta che soddisfi il 25% del RER aumentando nei giorni successivi in base alla tolleranza del singolo soggetto.

Essendo fondamentale che l'animale mangi, anche poco, nel caso in cui un gatto non accetti prontamente la dieta con proteine idrolizzate, potrebbe essere necessario abbandonare quest'ultima per dare priorità all'apporto nutrizionale.

Oltre alle proteine e all'energia, è bene tenere in considerazione anche l'apporto di carboidrati, grassi e fibre.

I carboidrati, per esempio, essendo meno stimolanti sul pancreas rispetto a grassi e proteine, possono essere utili per apportare energia.

I grassi, come detto in precedenza, sono al centro dell'attenzione nelle diete per animali affetti da pancreatite e la loro riduzione è sempre stata suggerita per evitare un'eccessiva stimolazione della secrezione pancreatica.

Tuttavia, gli autori spiegano che esiste un'altra ragione per cui può essere utile limitare i lipidi ossia quella di diminuire il ritardo dello svuotamento gastrico che essi causano quando vengono assunti.

Infatti, supportare la motilità e favorire lo svuotamento gastrico, riducendo i grassi apportati con la dieta, potrebbe essere un requisito utile per ripristinare il normale appetito dei pazienti.

Per la stessa ragione sarebbe meglio evitare che l'animale assuma diete ricche in fibre, soprattutto quelle viscose.

E quando l'animale è affetto anche da un'altra patologia come ci si deve comportare con la dieta?

Per fortuna le strategie nutrizionali di numerose patologie con l'ipertrigliceridemia, l'obesità, le enteropatie croniche, la triadite felina o l'insufficienza pancreatica esocrina, non hanno punti chiave che entrano in conflitto con un'alimentazione specifica per la pancreatite, anzi nella maggior parte dei casi anche in queste patologie si consiglia una riduzione dei grassi.

Tuttavia, esistono due patologie dove spesso le diete terapeutiche presentano un elevato tenori di grassi: la patologia renale cronica e il diabete.

Nella patologia renale cronica, infatti, tra le strategie nutrizionali suggerite rientra quella di incrementare la densità energetica attraverso un aumentato apporto di grassi.

In animali affetti contemporaneamente da CKD e da pancreatite, sarebbe auspicabile somministrare una dieta renale (con una restrizione di fosforo, una restrizione proteica in base allo stadio della malattia, sodio e potassio controllati e un incremento di acidi grassi omega3) che contenga comunque una moderata o bassa quota di grassi.

Mentre nel caso del diabete, la strategia nutrizionale e la percentuale di grassi suggerita dipende molto dal BCS dell'animale. In animale sottopeso la dieta potrebbe contenere una quota di grassi troppo elevata per un paziente che presenta una pancreatite mentre, in generale, gli alimenti dietetici per il diabete potrebbero contenere una quota troppo elevata di fibra.

In questi soggetti, gli autori raccomandano di dare priorità alle strategie dietetiche per la malattia più grave o quella con il maggior impatto sulla qualità della vita, valutando il singolo caso.

BIBLIOGRAFIA:
- Harry Cridge et al. Nutritional management of pancreatitis and concurrent disease in dogs and cats. J Am Vet Med Assoc. 2024 Apr 3:1-7. doi: 10.2460/javma.23.11.0641.


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