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Dieta e Cardiomiopatia Dilatativa nei Cani: uno Studio Prospettico.


mercoledì 8 gennaio 2025


Dieta e Cardiomiopatia Dilatativa nei Cani: uno Studio Prospettico

La cardiomiopatia dilatativa (DCM) è una condizione che colpisce principalmente le razze canine di grandi dimensioni ed è generalmente di origine genetica.
Tuttavia, forme secondarie di DCM possono verificarsi anche a causa di farmaci, agenti infettivi e cause nutrizionali


Ad esempio, la carenza di taurina, è una tra le possibili cause dello sviluppo di una cardiomiopatia dilatativa secondaria.

Nel 2018, l'FDA ha emesso un avviso riguardante una possibile correlazione tra le diete ricche di legumi o patate/patate dolci e lo sviluppo di cardiomiopatia dilatativa secondaria.

Dopo questa segnalazione sono usciti diversi studi e case report che descrivono cani con presunta cardiomiopatia dilatativa associata alla dieta, tuttavia, gli studi prospettici sono ad oggi ancora molto limitati.

Il principale studio prospettico effettuato fino ad oggi è stato pubblicato nel 2022 ed ha incluso 60 cani con diagnosi di cardiomiopatia dilatativa e 16 cani con anomalie cardiache subcliniche (SCA).

I cani con anomalie subcliniche sono stati identificati durante dei controlli di routine di animali potenzialmente sani o tra i conviventi dei cani a cui era stata diagnosticata una DCM e sono stati inclusi nello studio solo se assumevano una dieta non tradizionale (NTD) da almeno 6 mesi.

Il loro arruolamento nello studio è stato utilizzato per valutare eventuali cambiamenti ecocardiografici e dei biomarcatori dopo un cambiamento dietetico.

Anche tutti i cani affetti da cardiomiopatia dilatativa inclusi nello studio dovevano aver assunto negli ultimi 6 mesi una dieta commerciale estrusa.

Dei 60 cani a cui era stata diagnosticata la DCM, 51 venivano alimentati con diete commerciali non tradizionali (NTD) e 9 con diete commerciali tradizionali (TD).

Le diete sono state classificate come "non tradizionali" (NTD) se erano grain free o contenevano legumi e patate nelle prime dieci posizioni della lista degli ingredienti e "tradizionali" (TD) se includevano cereali e non avevano legumi o patate/patate dolci tra i primi dieci ingredienti.

Gli obiettivi dello studio erano:
1. Confrontare le caratteristiche cliniche e laboratoristiche dei due gruppi dietetici (quelli che assumevano in precedenza diete tradizione e quelli che assumevano diete non tradizionali).
2. Monitorare i cambiamenti ecocardiografici e dei biomarcatori cardiaci dopo modifiche dietetiche.
3. Valutare la sopravvivenza dei cani con DCM in relazione alla dieta.

All'inizio dello studio tutti i cani, sia quelli del gruppo DCM che quelli del gruppo SCA sono stati sottoposti ad una modifica dietetica, passando a diete a basso contenuto di sodio, grain-inclusive e formulate secondo le linee guida nutrizionali internazionali.

La taurina è stata integrata in molti cani, soprattutto, nei casi iniziali con esami ematobiochimici con borderline.

Gli esami, relativi alla taurina sierica, sono arrivati dopo l'inizio dello studio, nonostante il prelievo fosse stato effettuato al tempo 0, e di conseguenza, è stata effettuata una integrazione di taurina nei cani affetti da DCM a discrezione del veterinario curante.

Ai proprietari è stato chiesto di somministrare l'integrazione di taurina fino a quando non fossero stati disponibili i risultati di laboratorio, 2-4 settimane dopo, e di continuare l'integrazione se le concentrazioni di taurina nel plasma o nel sangue intero fossero state basse o borderline.

Tuttavia, ai proprietari è stata data la possibilità di continuare o interrompere l'integrazione di taurina se le concentrazioni di taurina nel plasma e nel sangue intero erano risultate normali o alte.

La dieta poteva essere scelta tra sei possibili diete estruse commerciali che non contenevano legumi o patate/patate dolci tra i primi dieci ingredienti. Queste diete avevano densità caloriche, produttori e costi variabili per soddisfare le diverse esigenze dei cani e dei proprietari.

Tutti i cani mangiavano principalmente una di queste diete estruse, ma erano disponibili anche 3 opzioni di alimenti umidi da integrare qualora il cane non avesse mangiato il solo cibo estruso o il proprietario lo avesse desiderato.

Lo studio ha seguito i cani per un periodo di 9 mesi e durante questo periodo, i cani sono stati sottoposti a una serie di controlli ecocardiografici e di biomarcatori cardiaci.

I cani sono stati esaminati in 4 visite principali:
- Visita iniziale (0 mesi): In questa fase, i cani sono stati sottoposti a una valutazione completa, che includeva un ecocardiogramma, il monitoraggio dei biomarcatori cardiaci (troponina cardiaca ad alta sensibilità, hs-cTnI, e il NT-proBNP), e la misurazione dei livelli di taurina.
- Visita a 3 mesi: Un controllo per valutare l'evoluzione delle condizioni cardiache e la risposta al cambiamento dietetico.
- Visita a 6 mesi: Ulteriore follow-up per monitorare il miglioramento o il peggioramento della condizione clinica e la stabilità dei parametri cardiaci.
- Visita a 9 mesi: La visita finale dello studio, in cui i cani sono stati sottoposti a nuovi esami ecocardiografici e misurazioni dei biomarcatori.

Inoltre, ai cani che presentavano un'insufficienza cardiaca congestizia veniva eseguito un profilo biochimico del siero ad ogni visita.

Dalle analisi effettuate all'inizio dello studio non sono state evidenziate differenze significative nei livelli sierici di taurina tra i cani che assumevano diete tradizionali e non tradizionali. Nessun cane aveva livelli bassi di taurina, sebbene alcuni avessero dei valori borderline.

Al termine dello studio, nei cani affetti da cardiomiopatia dilatativa alimentati in precedenza con NTD, si sono osservati dei miglioramenti significativi della frazione di accorciamento (FS). Al contrario, i cani alimentati precedentemente con TD non hanno mostrato miglioramenti rilevanti.

Inoltre, nei cani con DCM alimentati in precedenza con diete non tradizionali è stato osservato un miglioramento significativo nelle dimensioni cardiache con una riduzione delle dimensioni del ventricolo sinistro ed un miglioramento del rapporto tra atrio sinistro e aorta.

Questi miglioramenti indicherebbero una riduzione della dilatazione e della congestione cardiaca.

I biomarcatori cardiaci, come la troponina cardiaca (hs-cTnI), sono diminuiti in modo significativo nel gruppo NTD, mentre non si sono osservate variazioni nei livelli di NT-proBNP in entrambi i gruppi.

La mediana di sopravvivenza è stata di 611 giorni (range 2-940 giorni) per i cani alimentati in precedenza con NTD e di 161 giorni (range 12-669 giorni) per quelli alimentati con TD. Tuttavia, questa differenza non è risultata statisticamente significativa.

La causa principale di morte è stata il decesso improvviso in entrambi i gruppi dietetici.

I cani con SCA hanno mostrato miglioramenti simili a quelli con DCM dopo il cambio di dieta.

In particolare, è stato osservato un aumento della frazione di accorciamento e un miglioramento sia delle dimensioni del ventricolo sinistro che del rapporto tra atrio sinistro e aorta.

Invece, non sono stati osservati cambiamenti significativi nei biomarcatori cardiaci.

I cani con SCA hanno assunto una dieta non tradizionale per un periodo più breve rispetto ai soggetti con DCM che assumevano una dieta con legumi e/o patate/patate dolci con un periodo medio di 30 mesi rispetto a 48 mesi.

Secondo gli autori la differenza nel tempo di esposizione ad una dieta non tradizionale potrebbe essere associata alla gravità della malattia e la minor durata di assunzione di una dieta NTD potrebbe contribuire ad ottenere miglioramenti più evidenti dopo un cambiamento dietetico.

Inoltre, questa differenza potrebbe suggerire che un'esposizione più prolungata alle NTD sia associata a una maggiore gravità della malattia.

In conclusione, lo studio evidenzia come le diete non tradizionali possano influenzare negativamente la funzione cardiaca e il passaggio a diete TD possa essere associato a miglioramenti ecocardiografici.

Tuttavia, gli autori spiegano come questo studio presenti delle notevoli limitazioni.

In primis, la dimensione ridotta del campione, soprattutto del gruppo che assumeva diete tradizionali.

A seguire, la variabilità delle razze e delle diete.

Infatti, i cani sono stati alimentati con diete diverse, sia prima dell'inizio dello studio che durante.

Infine, la durata di 9 mesi potrebbe non essere stata sufficiente per rilevare cambiamenti a lungo termine nei parametri ecocardiografici e nei biomarcatori cardiaci, in particolare in cani con forme più gravi di cardiomiopatia dilatativa.

In ogni caso lo studio mette in evidenza l'importanza di monitorare attentamente la dieta nei cani con diagnosi di DCM o anomalie subcliniche poiché il tipo di dieta può essere coinvolto nello sviluppo di DCM secondarie.

L'assenza di una carenza di taurina nei cani coinvolti nello studio e con DCM sembra però suggerire che altri fattori nutrizionali o biochimici possano essere implicati in questa relazione, a differenza di quello che si è sempre pensato, ossia che fosse la sola carenza di taurina la causa nutrizionale alla base dello sviluppo di cardiomiopatie secondarie.

Sono comunque necessarie ulteriori ricerche che includano un numero maggiore di cani alimentati con diete tradizionali per confronti più robusti e un'analisi dettagliata di altri nutrienti potenzialmente implicati nella patogenesi della DCM.

BIBLIOGRAFIA:
- Lisa Freeman, John Rush, Darcy Adin, Kelsey Weeks, Kristen Antoon, Sara Brethel, Suzanne Cunningham, Luis Dos Santos, Renee Girens, Robert Goldberg, Emily Karlin, Darleen Lessard, Katherine Lopez , Camden Rouben Michelle Vereb, Vicky Yang. Prospective study of dilated cardiomyopathy in dogs eating nontraditional or traditional diets and in dogs with subclinical cardiac abnormalities. J Vet Intern Med 2022 Mar;36(2):451-463. doi: 10.1111/jvim.16397. Epub 2022 Mar 17


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