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Case study, Nutrienti, Patologie, Terapia dietetica

Effetti di una dieta "cardiaca" in cani affetti da valvulopatia cronica in fase iniziale.


mercoledì 9 novembre 2022


Effetti di una dieta "cardiaca" in cani affetti da valvulopatia cronica in fase iniziale

Quando si parla di modificazioni della dieta in animali con malattia cardiaca la prima raccomandazione a cui si pensa è la restrizione di sodio, in tutte le fasi della patologia.
Negli ultimi anni, tuttavia, questa modifica dietetica è stata messa in dubbio da numerosi studi soprattutto in animali asintomatici (ISACHC 1), poiché essa potrebbe risultare addirittura dannosa per l'attivazione precoce ed eccessiva del sistema renina-angiotensina-aldosterone con un aumento della concentrazione di quest'ultimo ormone e della frequenza cardiaca, non associato ad un miglioramento delle dimensioni e della funzionalità cardiaca


Lo stesso discorso vale per la restrizione proteica.

Negli anni sessanta numerosi autori raccomandavo una restrizione proteica in animali affetti da insufficienza cardiaca congestizia per prevenire lo "stress" metabolico sul fegato.

Tuttavia, studi più recenti hanno messo fortemente in dubbio queste raccomandazioni, sostenendo che una restrizione proteica possa essere addirittura deleteria in pazienti che già di per sé, a causa della malattia cardiaca, sono predisposti alla cachessia e perdita di massa corporea magra.

Questo, però, non significa che cani affetti da malattia cardiaca, soprattutto quando in fase precoce, non possano trarre benefici da un cambio di alimentazione ma, bensì, che la modifica della dieta non deve focalizzarsi solo sulla restrizione del sodio alimentare o su quella delle proteine.

Capire, però, quali siano i nutrienti su cui concentrarsi non è facile, soprattutto perché la concentrazione sierica della maggior parte dei nutrienti (come il magnesio per esempio) non indica con precisione le reali riserve nel corpo dell'animale.

Ancora oggi, le ricerche su possibili anomalie nutrizionali in cani con malattie cardiache sono limitate come lo sono quelle su possibili benefici che si possono trarre dalla supplementazione di determinati nutrienti già nelle fasi precoci della patologia.

Uno degli studi più approfonditi è stato fatto da Freedman che ha valutato l'effetto di una dieta "cardiaca" su animali affetti da valvulopatia cronica asintomatica (ISACHC 1a o 1b).

Inizialmente sono stati confrontati gli ecocardiogrammi e gli elettrocardiogrammi nonché le variabili nutrizionali, neuroendocrine e biochimiche degli animali affetti da CVD con quelle di animali sani per poi valutare gli effetti su queste variabili di una dieta modificata solo sugli animali affetti da valvulopatia.

All'iniziale confronto tra animali con patologia e animali sani, i cani con CVD presentano concentrazioni sieriche più basse di sodio, cloruro, metionina e arginina mentre presentano concentrazioni più elevate di ANP (peptide natriuretico atriale).

In cambio non sono state riscontrate differenze significative nella concentrazione sierica di aldosterone, BNP (peptide natriuretico di tipo B), lipidi, vitamine, isoprostani e nitriti/nitrati tra i cani sani e quelli affetti da CVD.

All'ecocardiografia, i cani con CVD avevano misurazioni più grandi per le seguenti misurazioni: variazione dell'area interna del ventricolo sinistro, dimensione massima dell'atrio sinistro e dimensione interna del ventricolare sinistro in diastole.

Tuttavia, i cani con CVD avevano uno spessore inferiore del setto interventricolare in diastole.

Successivamente i cani affetti da CVD sono stati alimentati per 4 settimane con una dieta "run-in" uguale per tutti caratterizzata principalmente da una restrizione di sodio. Dopo questo periodo sono stati ripetuti tutti gli esami e i cani sono stati divisi in due gruppi, uno che ha ricevuto una dieta "cardiaca" (con livelli più elevati di EPA, DHA, vitamina C, vitamina E, carnitina e arginina e una lieve restrizione di sodio e potassio) e l'altro che ha ricevuto una dieta "Placebo", con caratteristiche nutrizionali simili alla dieta "run-in" ad eccezione della restrizione di sodio che non era presente nella dieta "placebo".

Le due diete sono state somministrate per 4 settimane al termine delle quali sono stati ripetuti tutti gli esami e messi a confronto i risultati tra i cani che hanno ricevuto la dieta cardiaca e quelli che hanno ricevuto la dieta Placebo.

Di seguito riportiamo le caratteristiche nutrizionali delle 3 diete utilizzate nello studio:

NUTRIENTI
DIETA RUN-IN
DIETA CARDIACA
DIETA PLACEBO

Proteine (g/100Kcal)
6,1
6,3
6,6

Grassi (g/100Kcal)
3,9
4,4
4

Sodio (mg/100Kcal)
32
62
151

Magnesio (mg/100Kcal)
20
22
26

Potassio (mg/100Kcal)
202
173
240

Taurina (mg/100Kcal)
54
29
19

EPA (mg/100Kcal)
1
28
1

DHA (mg/100Kcal)
1
18
1

Rapporto omega 6:omega 3
23
7
24

Vitamina C (mg/100Kcal)
1
6
3

Vitamina E (mg/100Kcal)
4
15
6

L-carnitina (mg/100Kcal)
1
26
1

Arginina (mg/100Kcal)
258
760
460

Kcal/100gr
371,6
369,4
350,4



La scelta di alimentare tutti i cani affetti da valvulopatia con una dieta iniziale a basso contenuto di sodio è stata fatta, da un lato, per standardizzare l'alimentazione degli animali coinvolti nello studio prima di iniziare la dieta "cardiaca" e, dall'altro, fornire ulteriori informazioni sull'opportunità di istituire una dieta a basso contenuto di sodio già nelle prime fasi della malattia cardiaca, in base ai suoi effetti sulle dimensioni cardiache e sui neuro-ormoni.

I risultati di questo interessante studio sono stati i seguenti:

-  Sebbene l'aldosterone fosse numericamente, ma non significativamente, più alto nel gruppo CVD rispetto ai cani sani, le concentrazioni di aldosterone erano aumentate significativamente nel gruppo CVD dopo 4 settimane di dieta a basso contenuto di sodio rispetto ai valori iniziali. Dopo aver consumato le diete cardiache e placebo, le concentrazioni sieriche di aldosterone si sono riabbassate in tutti i cani ma in modo più evidente nei cani che hanno assunto la dieta placebo, che aveva un contenuto di sodio maggiore (151 mg/100 kcal) rispetto a quella cardiaca (62 mg/100 kcal). Questi risultati fanno pensare che cambiamenti nell'aldosterone sierico siano correlati al contenuto di sodio della dieta. Non è noto se l'attivazione precoce di questo ormone nei cani con malattia in fase iniziale possa avere effetti dannosi ma questo aspetto dovrebbe far riflettere sull'utilizzo di diete con restrizione di sodio già nelle prime fasi di una malattia cardiaca.

- i cani alimentati con una dieta appositamente studiata, a moderata riduzione di sodio e arricchita di antiossidanti, acidi grassi n-3, taurina, carnitina e arginina, avevano registrato un aumento significativo delle concentrazioni circolanti di una serie di analiti, tra cui acidi grassi n-3, vitamina C, tiamina, vitamina E e nitriti/nitrati e una diminuzione degli isoprostani. Il gruppo che ha seguito la dieta cardiaca aveva anche registrato riduzioni significative delle dimensioni dell'atrio sinistro e del ventricolo sinistro e della variazione dell'area interna del ventricolo sinistro, che sembra essere la misura ecocardiografica più probabilmente aumentata nei cani con CVD.  Questi cambiamenti ecocardiografici non erano, invece, stati osservati durante la visita effettuata dopo le 4 settimane di sola dieta "run-in" a basso contenuto di sodio e neanche nei cani che avevano ricevuto la dieta placebo. Il fatto che questi cambiamenti non siano stati osservati con la dieta run-in, che aveva un contenuto di sodio inferiore rispetto alla dieta cardiaca, suggerisce che gli effetti sulle misurazioni cardiache non erano dovute alla sola restrizione di sodio.

- un risultato inaspettato dello studio è stato l'aumento delle concentrazioni di colesterolo e trigliceridi nel siero nel gruppo che aveva seguito la dieta cardiaca. Questo risultato era attribuibile, sia all'aumento del colesterolo totale e delle HDL nel gruppo della dieta cardiaca, sia alla diminuzione del colesterolo totale e delle HDL nel gruppo placebo. L'aumento del colesterolo nel gruppo di cani che assumeva la dieta cardiaca sembrava essere principalmente legato ad un aumento delle HDL, il che suggerisce che le variazioni del colesterolo potrebbero non essere dannose. Tuttavia, sarebbero necessari ulteriori studi su questo effetto.

Infine, gli autori dello studio hanno provato a mettere a confronto i dati tra i cani affetti da CVD e quelli sani. I risultati mostravano che gli animali affetti da valvulopatia presentavano concentrazioni sieriche più basse di sodio e cloruro nonché di arginina. Tuttavia, essi stessi concludono che, non essendo disponibili i dati sull'apporto dietetico pre-studio di questi nutrienti, è impossibile capire se queste differenze fossero causate dalla patologia oppure semplicemente da un differente apporto di questi nutrienti nelle diete che assumevano i cani prima dell'inizio dello studio.

Gli autori, tuttavia, elencano una serie di limitazioni dello studio stesso che gli impediscono di concludere con certezza che una dieta cardiaca sia già benefica nei primi stadi di valvulopatia e soprattutto se essa possa ritardare il tempo di sviluppo di una insufficienza cardiaca sintomatica e allungare la sopravvivenza.

Ad oggi, la maggior parte degli studi si sono concentrati sugli effetti benefici della dieta in cani affetti da valvulopatie in stadi già più avanzati, mentre sono ancora abbastanza limitati quelli effettuati su animali ancora asintomatici e sui possibili effetti di una dieta cardiaca iniziata in fase precoce sulla comparsa dei sintomi e il peggioramento della patologia.

C'è un altro studio, più recente, di cui riportiamo i riferimenti in bibliografia, che per quanto anch'esso effettuato su un numero limitato di cani, sembra confermare che un intervento dietetico mirato sia in grado di rallentare (e addirittura invertire) i cambiamenti cardiaci nei cani affetti da degenerazione mixomatosa della valvola mitrale in fase preclinica.

BIBLIOGRAFIA:
- Lisa M. Freeman, John E. Rush, and Peter J. Markwell. Effects of Dietary Modification in Dogs with Early Chronic Valvular Disease. J Vet Intern Med 2006;20:1116–1126
- Qinghong Li  Allison Heaney , Natalie Langenfeld-McCoy , Brittany Vester Boler , Dorothy P Laflamme. Dietary intervention reduces left atrial enlargement in dogs with early preclinical myxomatous mitral valve disease: a blinded randomized controlled study in 36 dogs. BMC Vet Res 2019 Nov 27;15(1):425


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