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Strategie nutrizionali in corso di urolitiasi da cistina.


mercoledì 29 luglio 2020


Strategie nutrizionali in corso di urolitiasi da cistina

La cistina è un amminoacido non essenziale solforato costituito da due molecole di cisteina che viene normalmente filtrato e poi riassorbito a livello delle cellule del tubulo renale prossimale.
La cistinuria si verifica quando c'è un difetto congenito nel riassorbimento tubulare prossimale di questo amminoacido e di altri amminoacidi come l'arginina, la lisina, l'ornitina e in alcuni casi la carnitina


Il mancato riassorbimento di questi aminoacidi determina una sovrasaturazione dell'urina e la possibile precipitazione di cristalli con la loro aggregazione in uroliti.

Tuttavia, non tutti i cani con cistinuria sviluppano urolitiasi da cistina e tra i fattori predisponenti per il loro sviluppo rientra la presenza di un'urina con ph acido. Infatti, la cistina risulta maggiormente solubile a pH alcalino (pH>7.0).

Anche la razza rientra tra i fattori predisponenti per lo sviluppo di questa urolitiasi. Tra le maggiormente colpite rientrano i bulldog francesi, i terranova e i bassotti mentre nel gatto i comuni europei a pelo corto.

Inoltre, nel cane, a differenza che nel gatto, sono colpiti molto più frequentemente i maschi (98%) rispetto alle femmine (2%).

All'interno del protocollo medico per la dissoluzione degli uroliti da cistina e nella prevenzione per le recidive rientra anche la scelta di una corretta alimentazione.

Tra i punti cardinali da considerare quando si prepara un piano nutrizionale per un paziente affetto da urolitiasi da cistina c'è la necessità di ridurre il peso specifico delle urine, portandolo al di sotto dei 1020, e la loro alcalinizzazione per arrivare ad avere un ph che si attesta intorno ai 7,5 (tra 7.1 e 7.7).

Al fine di diminuire il peso specifico, può essere utile la scelta di somministrare diete umide frazionate in più pasti: in questo modo è possibile aumentare il volume di urine prodotte dall'animale. Anche l'aggiunta di acqua o di brodo (possibilmente non preparato con il dado) ad ogni pasto può aiutare ad ottenere il risultato desiderato.

La maggior parte degli autori consigliano di non aggiungere sale alla razione poiché esso potrebbe indurre l'aumento dell'escrezione urinaria di cistina, tuttavia, in casi estremi in cui non si riesce a stimolare l'animale ad assumere abbastanza acqua, il suo utilizzo può essere utile per indurre l'animale a bere di più e di conseguenza diminuire il peso specifico delle sue urine.

L'alcalinizzazione delle urine, invece, si può ottenere utilizzando una dieta a ridotto contenuto di proteine.

Il grado di restrizione proteica è ancora controverso, dato il rischio di cardiomiopatia dilatativa associata a carenza di carnitina riportato in cani cistinurici alimentati con diete low-protein. Infatti, come accennato in precedenza, il difetto tubulare nel riassorbimento di cistina potrebbe riguardare anche altri amminoacidi tra cui, appunto, la carnitina. Per questa ragione nei cani cistinurici che consumano una dieta a ridotto tenore proteico si raccomanda di effettuare una integrazione con carnitina oltre che con taurina.

La maggior parte dei testi consigliano di utilizzare un tenore proteico compreso tra il 10 e 18% su S.S. oppure di 35-50 grammi di proteine/Mcal nel cane e di 50-65 grammi/Mcal nel gatto. Tuttavia, in alcuni casi si può prendere in considerazione un approccio leggermente differente, iniziando con un tenore proteico che si attesta intorno al 20-22% su S.S. per scendere ulteriormente nel momento in cui non si ottiene il risultato desiderato.

Anche la scelta della fonte proteica è importante. Se si decide di alimentare l'animale con una dieta casalinga andrebbero limitati, oltre alla carne, alimenti come le uova o il frumento, mentre se si opta per una dieta commerciale è importante evitare l'utilizzo di diete estruse ricche di metionina, poiché questo amminoacido rappresenta il precursore della cisteina.

Quando con la sola terapia dietetica non si riesce ad alcalinizzare abbastanza le urine, si può ricorrere all'aggiunta per via orale di citrato di potassio al dosaggio di 75 mg/kg (inizialmente anche ogni 12 ore).

Studi derivanti dalla medicina umana suggeriscono che in soggetti cistinurici il sodio dietetico possa aumentare la cistinuria e che una sua restrizione nell'alimentazione possa ridurre l'escrezione urinaria di cistina. Tuttavia, gli studi fatti fino ad ora nel cane e nel gatto sull'effetto che potrebbe avere il sodio alimentare nell'escrezione di questo amminoacido attraverso le urine, sono troppo limitati per poter confermare che anche negli animali domestici esso abbia lo stesso effetto che ha nell'uomo.

In ogni caso, finché non ci saranno dati che suggeriscono un comportamento differente, il sodio nella dieta per animali cistinurici dovrebbe essere limitato ad un valore al di sotto dello 0,3% su S.S senza scendere oltre il livello minimo consigliato da FEDIAF.

Tra le terapie mediche consigliate per la dissoluzione dei calcoli di cistina, quando quella alimentare non basta, rientra anche l'utilizzo di inibitori della cristallizzazione. Le due principali molecole che posso essere utilizzate sono la tiopronina (2-MPG) e la D-penicillamina. Quest'ultima non viene praticamente più utilizzata, sia per la difficoltà nel reperirla, sia per la sua tossicità e gli effetti collaterali annessi ad essa. La 2-MPG, invece, presenta effetti collaterali meno comuni (aggressività, miopatia, anemia e/o trombocitopenia) che si risolvono brevemente con la sospensione della somministrazione del farmaco. Essa viene consigliata al dosaggio di 15-20 mg/kg due volte al giorno fino alla dissoluzione dei calcoli.

BIBLIOGRAFIA:
- Atti congresso nazionale scivac 2016  "quando il clinico incontra il nutrizionista: la dieta come strumento di gestione delle principali patologie degli animali da compagnia"
- Delaney SJ & Fascetti AJ. Applied Veterinary Clinical Nutrition.  (ed.  Fascetti AJ and Delaney SJ. ). 2012 chapter 16
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010, chapter 42
- Pibot P, Biourge V, Elliott D, Enciclopedia della nutrizione clinica del cane, 2007, capitolo 7. 



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