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Patologie, Terapia dietetica

L'iperlipidemia negli animali domestici e le differenze con l'uomo.


mercoledì 2 giugno 2021


L'iperlipidemia negli animali domestici e le differenze con l'uomo

Con il termine di iperlipidemia (o iperlipemia) si indica un eccesso di lipidi nel sangue, in particolar modo di trigliceridi e/o colesterolo che causa di un aumento della torbidità del siero

L'iperlipidemia a digiuno è un esame di laboratorio anormale ed è causata da un'alterazione del metabolismo dei lipidi.

Il colesterolo presente nell'intestino può derivare dalla dieta oppure dalla secrezione biliare e dalla desquamazione delle cellule epiteliali intestinali mentre i trigliceridi provengono prevalentemente dagli alimenti assunti dall'animale.

La digestione del colesterolo e dei trigliceridi dipende dall'azione della lipasi pancreatica e dei sali biliari e il loro assorbimento avviene a livello dell'intestino tenue.

I trigliceridi per poter essere assorbiti devono essere scissi in molecole più piccole ad opera della lipasi pancreatica, che idrolizzandoli li "riduce" in monogliceridi, digliceridi ed acidi grassi liberi. Essi, in associazione con il colesterolo, i fosfolipidi e i Sali biliari formano le cosiddette micelle miste che a livello della parete cellulare dell'intestino rilasciano monogliceridi, digliceridi e acidi grassi liberi per permetterne l'assorbimento.

All'interno delle cellule essi vengono riesterificati e incorporati nelle particelle dei chilomicroni per essere rilasciati nel sistema linfatico e nel dotto toracico.

Il colesterolo presente nell'organismo non deriva solo dall'intestino, ma anche dalla sua sintesi all'interno delle cellule dell'organismo, soprattutto a livello epatico.

Il trasporto del colesterolo e dei trigliceridi ai tessuti e alle cellule attraverso il circolo sanguigno avviene grazie all'azione di alcune lipoproteine che fanno da carrier per queste molecole.

Tra queste lipoproteine le più conosciute sono le LDL e le HDL.

In medicina umana il colesterolo legato alle lipoproteine LDL viene generalmente definito "cattivo" perché si può depositare nelle pareti delle arterie favorendo lo sviluppo di aterosclerosi mentre quello contenuto nelle HDL viene categorizzato come "buono" poiché non provoca danni ai vasi sanguigni.

Il cane e il gatto, a differenza dell'uomo, vengono definiti "mammiferi HDL", ossia animali in cui le lipoproteine predominanti presenti in circolo solo le HDL ed infatti, in queste specie, lo sviluppo di aterosclerosi è un'evenienza molto rara.

Proprio per questa ragione i pazienti canini o felini con ipercolesterolemia non presentano siero lipemico (a meno che non ci sia un concomitante aumento dei trigliceridi) perché le particelle HDL essendo di piccole dimensioni non rinfrangono la luce.

L'iperlipemia, negli animali domestici, può essere post-prandiale, secondaria o primaria. La prima è la più comune nei cani e nei gatti e rappresenta un normale fenomeno fisiologico causato da un aumento dei chilomicroni circolanti che può perdurare dalle 7 alle 12 ore dopo il pasto.

Se, invece, un paziente mostra ancora iperlipidemia dopo 12 ore di digiuno deve essere presa in considerazione la presenza di una patologia ed è necessario effettuare ulteriori indagini per capirne la causa.

L'iperlipidemia secondaria può essere causata da una pancreatite, da un disordine endocrino, come il diabete mellito, l'ipotiroidismo o l'iperadrenocorticismo oppure da colestasi o sindrome nefrosica. Generalmente in tutte queste patologie si ha un rialzo della concentrazione sierica sia del colesterolo che dei trigliceridi.

Anche l'obesità può indurre un iperlipidemia, caratterizzata generalmente da un incremento dei trigliceridi e da un lieve innalzamento del colesterolo.

Le forme primarie possono essere o genetiche o familiari. La più conosciuta nel cane è l'iperlipidemia idiopatica dello Schnauzer nano, caratterizzata da un aumento delle lipoproteine VLDL che può essere associata o meno ad un'iperchilomicronemia.

L'iperlipoproteinemia è stata osservata anche in altre razze come il beagle, il barbone nano, il Cocker spaniel o l'english cocker spaniel, ma potenzialmente può colpire qualsiasi razza canina.

Altre forme primarie di iperlipemia sono l'iperchilomicronemia e l'ipercolesterolemia idiopatiche.

In medicina umana tra le possibili cause per lo sviluppo di iperlipidemia rientra anche una dieta ricca di grassi (soprattutto saturi) e colesterolo mentre in medicina veterinaria gli studi effettuati hanno dato risultati contrastanti ma, ad oggi, non sembra che limitare l'assunzione di diete con un elevato contenuto di grassi serva a prevenire l'insorgenza dell'iperlipidemia nei cani e nei gatti. Infatti, cani e gatti, essendo animali carnivori, a differenza dell'uomo, sono in grado di consumare un'ampia gamma di grassi alimentari, anche in elevata quantità, pur continuando a mantenere i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi nella norma.

Di conseguenza, somministrare una dieta a basso contenuto di grassi in animali sani con l'intenzione di prevenire l'aumento del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue non è assolutamente necessario, a meno che non esista una forma di iperlipemia già conclamata.

L'utilizzo di diete equilibrate e a basso contenuto di grassi può invece essere utilizzato per il trattamento dell'obesità e per il mantenimento del peso ideale negli animali domestici adulti che conducono uno stile di vita sedentario, per evitare che l'aumento di peso e l'obesità inducano l'iperlipemia.

I segni clinici associati all'iperlipidemia sono variabili e possono essere diversi a seconda del paziente. Spesso cani e gatti con iperlipidemia non presentano sintomi e l'innalzamento del colesterolo e/o dei trigliceridi nel sangue viene scoperto casualmente durante gli esami del sangue di routine.

Quando presenti, le manifestazioni cliniche più comuni includono vomito (spesso intermittente), diarrea, inappetenza e/o disturbi addominali.

Quando la concentrazione sierica di trigliceridi supera i 1000 mg/dl possono comparire segni clinici come lipemia retinica, convulsioni, paralisi dei nervi periferici nonché può svilupparsi una pancreatite acuta.

Nell'uomo, invece, è l'aterosclerosi la problematica riscontrata più comunemente nei soggetti affetti da iperlipidemia. Il cane e il gatto, invece, sembrano molto più resistenti allo sviluppo di aterosclerosi, grazie alle differenze sopracitate nel metabolismo delle lipoproteine.

Nel prossimo articolo vedremo quali sono le strategie nutrizionali che si possono applicare alla dieta dei cani per trattare l'iperlipidemia (Strategie nutrizionali in corso di iperlipidemia del cane)

BIBLIOGRAFIA:
- Case, L. P., Daristotle, L., Hayek, M. G., & Raasch, M. F. (2010). Canine and Feline Nutrition: A Resource for Companion Animal Professionals. Chapter 27
- Delaney SJ & Fascetti AJ.  Applied Veterinary Clinical Nutrition, 2012. Chapter 17
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010.  Chapter 28
- Pibot P, Biourge V, Elliott D, Enciclopedia della nutrizione clinica del cane, 2008.


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