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Nutrienti, Patologie, Terapia dietetica

Proteine e malattia renale cronica: una sfida per il nutrizionista.


mercoledì 17 febbraio 2021


Proteine e malattia renale cronica: una sfida per il nutrizionista

La malattia renale cronica nel cane e nel gatto è una patologia irreversibile e progressiva caratterizzata da anomalie strutturali e/o funzionali di uno, o di entrambi i reni, presenti da almeno 3 mesi. La perdita della funzionalità renale porta allo sviluppo di segni clinici che denotano la diminuita capacità dei reni di svolgere le normali funzioni di regolazione ed escrezione

I segni clinici più comunemente riscontrati in animali affetti da CKD sono il vomito, la poliuria e la polidipsia, la disappetenza, la perdita di peso e la cachessia, la diarrea e negli stadi più avanzati la letargia.

Gli esami ematochimici evidenziano aumento dell'urea, della creatinina e dei fosfati associati, a seconda della gravità della malattia, ad alterazioni dei valori di calcio, magnesio, potassio e ad anemia non rigenerativa. L'esame delle urine è caratterizzato da una diminuzione del peso specifico con presenza, in alcuni casi, di proteinuria e alterazione del rapporto PU/CU.

Anche l'ipertensione e l'acidosi metabolica sono due alterazioni cliniche presenti frequentemente in cani e gatti affetti da malattia renale cronica.

Inoltre, recentemente è stato introdotto un nuovo marker di funzionalità renale, l'SDMA che, in base agli studi effettuati fino ad ora, sembra essere in grado di rilevare precocemente la riduzione della funzionalità renale. Esso può essere un utile strumento aggiuntivo per la diagnosi e la stadiazione della malattia renale cronica.

Il primo passo che il medico veterinario deve SEMPRE fare prima di decidere la terapia da intraprendere in un soggetto affetto da malattia renale cronica è la stadiazione di questa malattia.

La stadiazione IRIS prevede la suddivisione della malattia renale cronica in quattro stadi, in base ai valori della concentrazione ematica di creatinina e dell'eventuale presenza di azotemia, proteinuria e di ipertensione.

Per la corretta stadiazione IRIS si rimanda al sito: http://www.iris-kidney.com/guidelines/index.html

La terapia varia sensibilmente a seconda dello stadio in cui l'animale si trova e la scelta della dieta rappresenta un pilastro fondamentale del trattamento di questa patologia.

Gli obiettivi della terapia dietetica devono essere quelli di soddisfare i fabbisogni nutrizionali ed energetici dell'animale per evitare la cachessia, ridurre i sintomi legati all'uremia, controllare la fosfatemia e l'eventuale iperparatiroidismo ad essa associato, minimizzare gli squilibri idrici, elettrolitici, mineral-vitaminici e acido-base presenti nonché contrastare l'ipertensione, rallentare la progressione del danno renale e ridurre l'ossidazione.

La dieta deve essere sempre personalizzata in base ai sintomi e ai segni clinici del paziente e modulata nel tempo in base alla progressione della patologia.

In questo articolo parleremo nei dettagli del ruolo delle proteine dietetiche nella patologia renale cronica, mentre nel successivo affronteremo tutti gli altri nutrienti da tenere in considerazione quando si prepara un piano nutrizionale per animali affetti da CKD.

PROTEINE
La scelta di quando iniziare una restrizione proteica e quante proteine inserire nella dieta di un cane o di un gatto con CKD è una delle scelte più difficili che deve effettuare il veterinario nutrizionista quando prepara il piano nutrizionale.

Infatti, se da un lato la restrizione proteica può aiutare a controllare i sintomi uremici, avere un effetto positivo sulla limitazione della produzione di scorie azotate e sulla proteinuria, nonché limitare la quantità di fosforo assunta dall'animale, dall'altro può causare malnutrizione, riduzione della risposta immunitaria, della sintesi di emoglobina e proteine plasmatiche, e predisporre l'animale alla perdita di tessuto muscolare. Soprattutto, quando il paziente è un "carnivoro stretto" come il gatto che utilizza le proteine come fonte principale per produrre energia. In questa specie è sempre raccomandabile utilizzare una restrizione proteica graduale e fermarsi al livello massimo di proteine nella dieta che permetta di controllare l'uremia e la sindrome uremica associata.

Sullo stadio IRIS in cui cominciare ad effettuare una riduzione delle proteine non c'è ancora oggi una visione unanime. Fino a poco tempo fa si consigliava di cominciare già dal primo stadio, tuttavia, negli ultimi anni le linee guida si sono indirizzate verso l'intraprendere una dieta renale con restrizione proteica vera e propria solo nel terzo e quarto stadio, cominciando gradualmente già dal secondo stadio per abituare l'animale a questo tipo di alimentazione. Tuttavia, se già nel primo stadio è presente proteinuria o iperfosfatemia è doveroso tenere in considerazione l'ipotesi di cominciare una restrizione proteica già in questa fase.

Ma quante proteine andrebbero somministrate?

Le percentuali di proteine raccomandate per le diete di animali affetti da malattia renale cronica sono del 14-20% su sostanza secca nel cane e del 28-35% su sostanza secca nel gatto.

Queste percentuali andrebbero ulteriormente ridotte in presenza di proteinuria, portando il valore al 14-15% nel cane e al 28-30% nel gatto.

Tuttavia, per evitare una malnutrizione proteica, sarebbe corretto aggiungere a questi valori il quantitativo di proteine che l'animale perde quotidianamente con le urine.

Una formula che può essere utilizzata per sapere quante proteine aggiungere è la seguente:

mg di proteine nelle 24 ore = PU/CU x 20 x kg di peso dell'animale.

Per quanto sembri scontato, è fondamentale anche la scelta delle proteine da utilizzare. Esse dovranno essere di elevata digeribilità e soprattutto di elevato valore biologico. L'uovo, per esempio, è la fonte proteica con il valore biologico più alto e, se apprezzato dall'animale, è un ottimo alimento da utilizzare nei piani nutrizionali di pazienti renali. Anche la carne e il pesce hanno un elevato valore biologico e possono essere utilizzati nelle diete per cani e gatti affetti da CKD, ma scegliendo pezzi più "standardizzati" possibile, per controllare al meglio il profilo amminoacidico del piano nutrizionale, e prediligendo quelli con il minor contenuto di fosforo.

Infatti, la prima cosa che deve essere limitata nella dieta di un paziente renale è proprio il fosforo.

Esso deve essere compreso tra lo 0,2 e lo 0,5% sulla sostanza secca nel cane e tra lo 0,3 e lo 0,6% nel gatto, cercando di far sì che la maggior parte di esso provenga da fonti organiche e non da fonti inorganiche, come quelli contenuti nella maggior parte degli integratori. La ragione risiede in alcuni studi che hanno evidenziato come livelli elevati di fosforo inorganico possano impattare negativamente sulla funzionalità renale.

Nel prossimo articolo vedremo quali sono i fattori dietetici chiave per una dieta "renale" oltre alle proteine.

BIBLIOGRAFIA:
- Delaney SJ & Fascetti AJ. Applied Veterinary Clinical Nutrition.  (ed.  Fascetti AJ and Delaney SJ.) 2012 chapter 15
- Janet Alexander, Jonathan Stockman and Co. Effects of the long-term feeding of diets enriched with inorganic phosphorus on the adult feline kidney and phosphorus metabolism. British Journal of Nutrition (2019), 121, 249–269
- Medicina felina: cosa è cambiato e cosa sta cambiando - DOSSIER N. 8. Summa animali da compagnia N° 9 Novembre 2015
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010, chapter 37
- Pibot P, Biourge V, Elliott D, Enciclopedia della nutrizione clinica del gatto, 2008,
- Scherk Margie A., . Laflamme Dottie P. Controversies in Veterinary Nephrology: Renal Diets Are Indicated for Cats with International Renal Interest Society Chronic Kidney Disease Stages 2 to 4: The Con View


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