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Raw food commerciali per cani: cosa ci dicono gli studi sull'adeguatezza nutrizionale.


mercoledì 8 febbraio 2023


Raw food commerciali per cani: cosa ci dicono gli studi sull'adeguatezza nutrizionale

Sempre più proprietari scelgono come alternativa agli alimenti commerciali PetFood le cosiddette "diete a crudo commerciali" ossia diete a base di carne cruda, ossa e frattaglie già confezionate che vengono acquistate congelate, su internet e/o nei negozi, e che vengono poi somministrate ai cani e ai gatti tal quali una volta scongelate. Alcune di queste diete vengono definite complete e, come tali, dovrebbero soddisfare tutti i fabbisogni nutrizionale per la specie e per l'età per cui sono destinati

Gli studi effettuati in passato si sono sempre concentrati sui rischi microbiologici di queste diete e sulla presenza in esse di batteri potenzialmente pericolosi sia per gli animali che per l'uomo.

Uno studio recente (di cui riportiamo il titolo nella bibliografia) dell'università di Bologna e di quella di Vienna, invece, ha valutato, oltre alla contaminazione microbica, anche la concordanza tra i dati presenti in etichetta, e i reali contenuti, e l'adeguatezza nutrizionale delle diete che venivano dichiarate come complete.

In questo articolo esporremo i risultati di questa ricerca, solo per quello che riguarda il profilo nutrizionale delle diete prese in esame, in relazione ai fabbisogni delle specie per cui erano destinati, e valuteremo il paragone tra i valori dichiarati in etichetta e quelli reali.

Sono state prese in esame 44 diete crude commerciali acquistate su internet da aziende tedesche.

Di tutte queste diete sono state controllate le etichette per verificarne la conformità con le informazioni obbligatorie sugli alimenti per animali domestici e la presenza di istruzioni sulla conservazione e sulla quantità da somministrare.

Per tutti gli alimenti sono stati analizzati i costituenti analitici obbligatori per l'etichettatura (proteine, grassi, ceneri, fibra e umidità) per essere confrontati con i dati riportati dalle aziende produttrici, inoltre, per i 31 prodotti dichiarati completi sono stati analizzati anche i contenuti in calcio, fosforo, zinco e rame e poi messi a confronto con il livello minimo raccomandato da FEDIAF per la specie e la fase di età per cui erano destinati.

Per ciò che riguarda il confronto tra i tenori analitici dichiarati in etichetta e quelli realmente misurati nelle analisi i dati hanno mostrato che per la fibra grezza il 95% delle diete era conforme con quello dichiarato, per l'umidità lo era il 93% e per le fibre l'80%.

I dati più allarmanti, invece, riguardavano i contenuti in proteine e grassi.

Infatti il 33% delle diete mostrava delle discrepanze significative per il contenuto in grassi grezzi e ben il 45% per la quantità di proteine.

Per i grassi, la maggior parte delle diete conteneva un quantitativo più elevato di quello dichiarato in etichetta, con percentuali che andavano dal 2 al 141% in più rispetto al dato indicato mentre, per le proteine, il contenuto reale era ben al di sotto della soglia dichiarata, con percentuali che andavano dal 3 al 38%, in meno, rispetto ai valori indicati in etichetta.

Un aumento del contenuto di grassi porta, automaticamente, ad un aumento delle kcal contenute nell'alimento stesso e, di conseguenza, ad una riduzione della quantità da fornire per soddisfare il fabbisogno energetico di un animale.

Questo implica una minor assunzione di tutti i nutrienti, tra cui anche le proteine stesse.

Inoltre, il 9% di tutti gli alimenti mancava di almeno una delle informazioni obbligatorie in base alla legislazione sull'etichettatura.

La valutazione delle 31 diete dichiarate complete si è invece concentrata sui contenuti in proteine, grassi, calcio, fosforo, zinco e rame, per poter essere confrontati con i fabbisogni minimi giornalieri suggeriti da FEDIAF sulle Mcal.

Inoltre, per i grassi, è stato effettuato un confronto con il limite massimo di sicurezza fornito dall'NRC nel 2006 ossia 82,5g di grassi ogni mille chilocalorie.

Nessuna delle diete analizzate è risultata realmente completa ed adeguata, infatti, ognuna di esse presentava almeno uno squilibrio nutrizionale.

Entrando maggiormente nel dettaglio, il contenuto di proteine risultava inferiore al fabbisogno minimo nel 26% degli alimenti analizzati e, di questi, il 37% era destinato ad animali in crescita.

Anche per l'apporto di calcio e fosforo i risultati non sono stati molto confortanti, infatti, nel 22% delle diete il contenuto di calcio non era in grado di soddisfare i fabbisogni indicati da FEDIAF mentre per il fosforo si arrivava addirittura al 32%.

In altre diete, invece, era stato superato il limite massimo nutrizionale indicato sia per il calcio che il fosforo.

Per l'esattezza, 5 alimenti (due per cani adulti e tre per cani in tutte le fasi di vita) superavano i limiti per il calcio e due di questa anche per il fosforo.

Ma almeno il rapporto calcio/fosforo risultava all'interno dei range indicati da FEDIAF?

Purtroppo, anche per questo parametro i dati sono risultati abbastanza allarmanti.

Tre prodotti avevano un rapporto Ca/P inferiore ad 1 mentre sette prodotti presentavano un rapporto calcio/fosforo superiore a 2.

Il contenuto in zinco è risultato insufficiente nel 68% delle analisi mentre il rame nel 61% degli alimenti.

Tuttavia, c'erano ben sei diete che superavano il limite legale dello zinco, di cui quattro erano destinate a cani adulti e due a cani in crescita, mentre una sola dieta destinata a tutte le fasi della vita superava il limite legale di rame indicato da FEDIAF.

Infine, ben 4 diete contenevano una quantità di grassi che superava il limite di sicurezza indicato dall'NRC.

Gli autori di questo studio offrono come possibile spiegazione delle discrepanze rilevate, la probabile mancanza di standardizzazione nella composizione di questi prodotti, soprattutto se confrontati con alimenti per animali domestici come gli alimenti PetFood secchi.

In conclusione, i risultati emersi in questo studio dovrebbero far accendere dei campanelli d'allarme nei veterinari e nutrizionisti di quei pazienti i cui proprietari scelgono di alimentare i propri animali con questi tipi di diete reputandole più "sane" degli alimenti PetFood.

Soprattutto, per ciò che riguarda i rischi legati a carenze o eccessi di calcio e fosforo che possono essere la causa di malattie ortopediche durante l'accrescimento nonché nell'alimentazione a lungo termine di soggetti adulti.

BIBLIOGRAFIA:
- Carla Giuditta Vecchiato , Karin Schwaiger , Giacomo Biagi , Britta Dobenecker. From Nutritional Adequacy to Hygiene Quality: A Detailed Assessment of Commercial Raw Pet-Food for Dogs and Cats. Animals (Basel) 2022 Sep 13;12(18):2395. Articolo Open access visionabile al link: https://www.mdpi.com/2076-2615/12/18/2395


Commenti all'articolo

Marialuisa Petronio - 7 marzo 2023 alle 18:36

Molto interessante!
Ho provato a cliccare sul link della bibliografia che dovrebbe rimandare all'articolo open access ma esce che la pagina non è stata provata

Staff MyVetDiet - 7 marzo 2023 alle 18:52

Buonasera Dott.ssa Petronio,
la ringraziamo per la sua segnalazione, purtroppo abbiamo commesso un errore nel riportare il link all'articolo.
Se prova adesso a cliccare il link presente in bibliografia dovrebbe aprire correttamente la pagina contenente l'articolo citato.

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