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Alimentazione, Nutrienti, Patologie, Terapia dietetica

Restrizione proteica in corso di patologia.


mercoledì 1 luglio 2020


Restrizione proteica in corso di patologia

Le proteine sono molecole complesse, composte da amminoacidi, di fondamentale importanza biologica in quanto entrano nella costituzione di organi e tessuti di tutti gli organismi viventi. Esse, infatti, rappresentano i principali costituenti di muscoli, tendini, legamenti, piume e peli nonché di proteine del sangue come l'emoglobina, la transferrina, l'albumina e le globuline. Inoltre, svolgono numerose funzioni ormonali ed enzimatiche e rappresentano i principali costituenti del sistema immunitario, gli anticorpi. Inoltre, in cane e gatto, se fornite in quantità superiore al fabbisogno minimo dell'animale, vengono utilizzate per produrre energia o, in alternativa, trasformate in grassi o carboidrati

Le proteine, nell'organismo, vengono costantemente demolite e sintetizzate, ma la loro sintesi può avvenire solo se sono presenti tutti gli amminoacidi che le compongono. Gli amminoacidi vengono suddivisi in essenziali e non essenziali: i primi vengono definiti tali perché non possono essere sintetizzati dall'organismo e devono essere necessariamente assunti attraverso gli alimenti. Nel cane gli amminoacidi essenziali sono 10: arginina, istidina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilalanina, triptofano, treonina e valina. Nel gatto, a questi amminoacidi, va aggiunta anche la taurina che, a differenza che nel cane, non può essere sintetizzata nell'organismo a partire da nessun'altro amminoacido. Una loro carenza comporta l'impossibilità di produrre le proteine endogene fondamentali per la corretta funzionalità dell'organismo.

Gli amminoacidi non essenziali, invece, possono essere sintetizzati all'interno dell'organismo a partire da altri amminoacidi in base alle necessità specifiche.

Le proteine muscolari rappresentano la più grande riserva di amminoacidi che possono essere utilizzati al momento del bisogno per la sintetizzazione delle proteine all'interno dell'organismo.

Durante la degradazione proteica vengono prodotte delle scorie azotate che, in un animale sano, vengono convertite nel fegato in urea, la quale viene poi escreta dal rene con le urine. La quantità di scorie azotate prodotte dipende dal profilo amminoacidico della proteina, migliore sarà quest'ultimo, minore sarà la produzione di scorie durante la sua metabolizzazione.

Quando il fegato e i reni funzionano correttamente l'assunzione da parte dell'animale di una quantità elevata di proteine alimentari non comporta alcun problema, anzi, essendo animali carnivori, le proteine rappresentano un pilastro fondamentale della loro alimentazione.

Fino a qualche anno fa si pensava, erroneamente, che un'alimentazione contenente un'elevata concentrazione di proteine potesse in qualche modo affaticare i reni e il fegato e, addirittura, predisporre l'animale allo sviluppo di un'insufficienza renale cronica. Di conseguenza una restrizione proteica veniva consigliata anche in animali sani, soprattutto se anziani. Studi più recenti hanno, invece, dimostrato che non esiste un legame tra lo sviluppo di questa patologia e il contenuto proteico della dieta ma, anzi, cibi ad alto valore proteico aiutano a preservare la massa magra e i muscoli di un animale. Questo, a patto, che le proteine assunte siano ricche di amminoacidi essenziali e ad elevato valore biologico.

Oggi, la restrizione proteica viene, perciò, consigliata solo in corso di alcune patologie come l'insufficienza renale cronica o epatopatie caratterizzate da iperammoniemia.

INSUFFICIENZA RENALE CRONICA
Al fine di decidere quale sia la miglior alimentazione e la quantità di proteine da far assumere ad un animale affetto da questa patologia è fondamentale che essa venga stadiata. L'IRIS (international renal interest society) classifica la CKD in quattro stadi a secondi dei livelli di creatinina e azotemia ematici e dell'eventuale presenza di proteine nelle urine.

Per maggiori dettagli si riporta al seguente sito: http://www.iris-kidney.com/guidelines/staging.html

Una volta stadiata la patologia il veterinario dovrà improntare la terapia più corretta per rallentare la progressione della patologia e, all'interno di essa, la scelta di una corretta alimentazione rappresenta una delle pietre miliari.

L'IRIS consiglia di iniziare una terapia dietetica specifica renale a partire dal secondo stadio, non tanto perché la restrizione proteica sia realmente necessaria in questo stadio, ma per iniziare ad abituare l'animale a questo tipo di alimentazione che diventa, invece, fondamentale negli stadi 3 e 4.

Infatti, un'alimentazione "renal" risulta, nella maggior parte dei casi, meno appetibile per un animale, proprio per la ridotta quantità di proteine che essa contiene e, considerato che in uno stadio avanzato di questa patologia l'animale presenta anche nausea e vomito, i rischi che esso rifiuti questo tipo di alimentazione sono molto elevati. Di conseguenza può essere utile iniziare a limitare gradualmente il contenuto proteico della dieta già in uno stadio più precoce.

La restrizione proteica ha come scopo quello di controllare i sintomi uremici associato a questa patologia, diminuire la quantità di fosforo apportato con la dieta e ridurre la produzione di scorie azotate che avviene quando l'animale utilizza le proteine come fonte di energia.

Essa deve essere maggiore se l'animale presenta anche proteinuria.

Di seguito riportiamo le percentuali di proteine raccomandate in una dieta renale nel cane e nel gatto:
CANE: 14-20 % di proteine su S.S., che andrebbe ulteriormente ridotto a 14-15% su S.S. quando è presente proteinuria
GATTO: 28-35% di proteine su S.S. con riduzione a 28-30% su S.S. se è presente proteinuria.

Tuttavia, quando si riduce la quantità di proteine assunte dall'animale, aumentano i rischi che esso vada incontro a malnutrizione, con un elevato rischio di perdita di massa magra, riduzione della risposta immunitaria e della sintesi di emoglobina e di proteine endogene.

Inoltre, una restrizione proteica può portare ad una carenza di amminoacidi essenziali.

Diventa perciò fondamentale la scelta della fonte proteica da utilizzare, prediligendo quelle di elevata qualità ed elevato valore biologico, come le uova, la carne o il pesce.

Un altro parametro da considerare quando si prepara una dieta renale è la digeribilità delle proteine che si scelgono. Le proteine che non vengono digerite arrivano nel colon e vanno incontro a proteolisi batterica con la produzione di ammoniaca e altre scorie azotate che attraversando la mucosa intestinale entrano nell'organismo. Queste devono poi essere eliminate dal corpo attraverso la loro conversione in urea a livello epatico e la loro escrezione attraverso il rene. Se il rene non funziona questo processo non può avvenire, causando un ulteriore accumulo di azoto a livello ematico.

EPATOPATIE CON IPERAMMONIEMIA
Viene suggerita una restrizione proteica anche quando è presente una patologia epatica in cui la funzionalità epatica è talmente compromessa da rendere il fegato incapace di convertire l'ammoniaca in urea con conseguenti sintomi neurologici dati dall'iperammoniemia.

Tra le cause più comuni di questa condizione patologica ritroviamo gli shunt portosistemici.

Anche in questi casi la scelta della corretta alimentazione diventa fondamentale per ridurre la sintomatologia associata a questa patologia.

La restrizione proteica rientra tra le scelte che devono essere intraprese dal nutrizionista quando prepara un piano nutrizionale per un paziente con sintomi neurologici da iperammoniemia.

Anche in questo caso diventa fondamentale l'utilizzo di fonti proteiche ad elevato valore biologico (per ridurre al minimo il catabolismo proteico endogeno) e ad elevata digeribilità (per ridurre la proteolisi batterica delle proteine indigerite).

In questi casi, però, alcuni studi suggeriscono di utilizzare proteine derivanti da latticini e prodotti caseari poiché sembrano aiutare nella riduzione della sintomatologia. La ragione non è ancora del tutto chiara, ma tra le ipotesi più plausibili ci sono l'effetto prebiotico del lattulosio contenuto in essi e il profilo amminoacidico della caseina.

Le percentuali di proteine consigliate in corso di shunt portosistemico sono le seguenti:
CANE: 15-20% su S.S. da ridurre al 10-15% se è presente in concomitanza un'encefalopatia epatica
GATTO: 30-35% SU s.s. da ridurre al 25-30% in caso di encefalopatia epatica

Anche in questo caso è importante tenere strettamente monitorato il paziente per evitare che vada incontro a una forma di malnutrizione proteica.

CONCLUSIONI
La restrizione proteica andrebbe riservata a pazienti affetti da determinate patologie come quelle che causano un aumento dell'azoto ematico e un'incapacità di convertire, o eliminare, le scorie azotate o l'urea. Essa andrebbe fatta sempre gradualmente e limitata alla percentuale di proteine più elevata che permetta la gestione della sintomatologia, al fine di ridurre al minimo i rischi legati ad una malnutrizione proteica e ad una carenza di amminoacidi essenziali.

BIBLIOGRAFIA:
- Diagnosing, Staging, and Treating Chronic Kidney Disease in Dogs and Cats. IRIS GUIDLINES.
- Case, L. P., Daristotle, L., Hayek, M. G., & Raasch, M. F. (2010). Canine and Feline Nutrition- E-Book: A Resource for Companion Animal Professionals
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010


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